Dare una definizione univoca e completa di PNEI è molto difficile per via dei notevoli sviluppi che ha avuto dalle prime concettualizzazioni, risalenti all'inizio degli anni '80, fino ad oggi. Sviluppi con implicazioni non solo stricto sensu scientifiche ma anche antropologiche, filosofiche, teoretiche e religiose.
Nel nostro sito ci proponiamo di divulgare i concetti base della disciplina senza trascurare un tema che ci sta particolarmente a cuore: una visione antropologica cristiana della vita. [continua...]
Perchè i disturbi mentali sono così difficili da comprendere e trattare? E perchè sappiamo ancora così poco su come funziona il cervello? Il presente numero di Science è quasi interamente dedicato al problema del cervello e, nello specifico, alla depressione. Certamente ci sono alcuni ostacoli oggettivi e al momento non sormontabili che impediscono il progresso nella conoscenza del nostro cervello. Primo problema, a differenza degli altri organi, non è lecito fare biopsie sul cervello in corso di malattia se non su tessuto chiaramente patologico (esempio masse neoplastiche). Secondo, i modelli sperimentali animali sono spesso inadeguati: si pensi alla difficoltà di correlare sintomi depressivi nel topo con le varietà cliniche della depressione umana che comprendono non solo quadri chiaramente ipocinetici ma anche manifestazioni ansiose, sintomi fisici, paure, anedonia, sensi di colpa, mancanza di progettazione, povertà di ideazione, sentimenti autolesivi, e così via. Dimensioni quindi che coinvolgono inevitabilmente non il semplice organo cervello ma l'omeostasi psicofisica dell'individuo, spesso in un cortocircuito che porta ad un progressivo blocco della vitalità della persona.
Tuttavia, nuove prospettive in campo psicofarmacologico aprono anche a una maggior comprensione fisiopatologica: come illustrato sopra, un concetto chiave nella fisiologia neuronale è l'omeostasi sinaptica che caratterizza un tono dell'umore regolare. La destabilizzazione sinaptica, caratterizzata da una riduzione del numero di contatti sinaptici neuronali, produce atrofia neuronale reversibile con riduzione di brain-derived neurotrophic factor (BDNF). I glucocorticoidi, ormoni chiave della risposta allo stress, riducono l'espressione di BDNF nell'ippocampo e nella corteccia prefrontale sia durante la neurogenesi in età precoce che nell'adulto. A livello molecolare, l'espressione di recettori per il glutamato A1 (GluA1) tende ad essere ridotta per effetto dell'aumento di attività della kinasi glicogeno sintasi 3 (GSK3) sotto lo stimolo della protein fosfatasi 1 (PP1). Il BDNF promuovendo la via di segnale Akt inibisce l'azione di GSK3 ristabilendo la corretta espressione di recettori per GluA1 e quindi la sinaptogenesi.