L'articolo mostra un'associazione tra basso colesterolo HDL (colesterolo "buono") ed elevati trigliceridi negli indivisui esposti a fumo di tabacco durante la loro vita intrauterina, facendo supporre un possibile effetto proaterogenetico durante la vita adulta ben 18-44 anni dopo l'esposizione. Non è stato tuttavia evidenziato aumento del colesterolo totale e LDL (colesterolo "cattivo"). Gli effetti sulla proteina C reattiva, indicatrice dello stato pro-infiammatorio dell'organismo, sono risultati nulli dopo aggiustamento per il BMI della donna.

Lo studio, condotto in Danimarca su oltre 17000 casi e controlli, sembra escludere che l'uso di vareniclina nell'aiutare a smettere di fumare abbia un impatto negativo sul rischio cardiovascolare. La vareniclina è un agonista parziale del recettore alfa4-beta2 colinergico nicotinico e si è dimostrata più efficace del placebo e del bupropione nell'aiutare i fumatori a smettere di fumare. Recenti studi e metanalisi sulla sicurezza cardiovascolare di tale molecola hanno avuto risultati discordanti. Questo studio, pubblicato dall'autorevole gruppo del British Medical Journal, garante nella promozione dell'Evidence Based Medicine, sembra escludere eventi cardiovascolari maggiori in coloro che usano la vareniclina nella lotta al fumo.

La silibinina (o silibina), un flavonolignano costituente della silimarina e presente nel cardo mariano (Silybum marianum), sembra un composto estremamente funzionale per il metabolismo cellulare, in particolare lipidico epatico ed endoteliale, e per gli effetti preventivi su diversi tipi di tumori epiteliali. In questo articolo gli Autori portano ulteriori contributi sugli effetti antineoplastici della silibinina in un modello murino di cancerogenesi colorettale.

L'articolo cerca di esaminare con rigore metodologico (doppio cieco controllato con placebo) il ruolo della somministrazione di vitamina E, vitamina C, acido alfa-lipoico e coenzima Q a pazienti con Alzheimer lieve-moderato e valutandone oltre alla risposta clinica anche alcuni marker del liquido cerebrospinale. L'integrazione non solo ha mostrato una mancanza di efficacia ma anche un peggioramento delle funzioni cognitive nelle persone sottoposte a integrazione.